Prof. Giuseppe Ghisolfi, come Consigliere del CNEL e come autore di testi di grande successo come il "Manuale di educazione finanziaria" e "Lessico finanziario ", lei è sicuramente un attento osservatore del mondo del risparmio e della finanza. Qual è oggi la fotografia del risparmiatore italiano e come mai una parte così rilevante dei risparmi restano bloccati sui conti correnti e nei depositi bancari a interesse zero, mentre la finanza alternativa, con investimenti in economia reale, darebbe un giusto rendimento anche ai piccoli risparmiatori?
Gli italiani da sempre sono un popolo di grandi risparmiatori. La gran parte del denaro viene però lasciato sui conti correnti (un tempo sui libretti di risparmio) perché la scarsa conoscenza dei prodotti finanziari non aiuta ad investire. Ancora oggi molti risparmiatori non conoscono la differenza tra un'azione ed una obbligazione come hanno purtroppo dimostrato gli scandali bancari di questi ultimi anni. Dedichiamo ore alla scelta di un telefonino ma non abbiamo tempo quando si tratta di decidere sui nostri investimenti.
Quali sono le conseguenze di questa incompetenza diffusa ed ignoranza generalizzata delle regole basilari nell'interazione tra utenti e operatori del mondo delle banche, delle assicurazioni e del risparmio gestito?
L'incompetenza diffusa genera incomprensioni e gravi danni ai risparmiatori. È pur vero che i comportamenti di alcune banche (per fortuna poche sulle 520 totali) sono stati riprovevoli, ma una maggiore conoscenza della finanza sarebbe servita ad evitare molti inconvenienti.
Di chi è la responsabilità di questa scarsa alfabetizzazione finanziaria degli italiani?
Ritengo che la responsabilità maggiore sia della classe politica che tarda a varare provvedimenti adeguati. D'altra parte mi capita spesso di sentire politici che parlano a vanvera di economia e che confondono, tanto per fare un esempio, il deficit col debito pubblico. Purtroppo anche tra gli eletti in Parlamento il livello è alquanto basso.
Perché oggi l'educazione finanziaria deve essere considerata una vera e propria priorità nella formazione dei cittadini e quali sono gli interventi che secondo lei andrebbero messi in atto per migliorare la situazione?
L'educazione finanziaria andrebbe insegnata a scuola, come materia obbligatoria, come avviene in tanti Paesi europei. Dico sempre ai ragazzi che incontro : "... anche se non vi occupate di economia, nel corso della vita l'economia si occuperà di voi. Meglio quindi acculturarsi in materia". A questo proposito anche la televisione pubblica dovrebbe insegnare l'educazione finanziaria con appositi programmi. Qualche pentola in meno e qualche informazione di base in più servirebbe a rendere i cittadini più consapevoli.
Come dovrebbe essere articolato a suo giudizio un piano nazionale di educazione finanziaria?
Oggi per fortuna esistono organismi in grado di articolare piani nazionali per l'educazione finanziaria. Primo fra tutti il Comitato presieduto dalla professoressa Lusardi. Ma non vanno dimenticate molte altre istituzioni. La Fondazione per l'educazione finanziaria, voluta da Abi e diretta da Giovanna Boggio Robutti, svolge un lavoro encomiabile che coinvolge in intelligenti iniziative decine di migliaia di studenti ogni anno. Anche Banca d'Italia, Consob, Poste, CDP e numerose altre realtà private sviluppano interessanti progetti. Non siamo all'anno zero. Il percorso è avviato e la situazione è destinata ad un sicuro miglioramento.